Progetto Scuola dell’Infanzia

“Il solo compito dell’insegnante è insegnare la creatività” (Albert Einstein)


La Programmazione della Piccola Scuola Sperimentale dell’Infanzia de “Le Farfalle” prevede occasioni di insegnamento diretto e indiretto, formale e informale, attraverso sperimentazioni, La progettazione-programmazione deve prevedere un metodo di lavoro che promuove esperienze significative attraverso “rimandi” espressivi, cognitivi e sociali definiti come “lavoro per progetti”, un percorso educativo e didattico poco strutturato all’origine per permettere di costruire insieme ai bambini, gradualmente, occasioni collegate tra loro attraverso un “modello di ricerca” che non intenda solamente definire contenuti, ma intenda suggerire la creazione di contesti a forte valenza relazionale in cui il bambino avrà modo di esprimersi, prendendosi il tempo di respirare e confrontarsi con il momento presente. La progettazione di interventi per la fascia di età tre-quattro anni si occupa di stabilire
percorsi formativi attraverso attività, proposte e occasioni ludiche pensate e preparate in riferimento all’acquisizione o meno, di abilità più specifiche introdotte dal Nido come percorso di continuità.
Particolare importanza rivestono alcune aree relative allo sviluppo armonico del bambino in relazione al suo corpo, al suo stato comunicativo e affettivo, alle sue capacità di esprimersi, verbalmente e con metafore di tipo ‘artistiche’ e, in generale, di interagire creativamente con le cose, le persone e l’ambiente.
Queste Aree dovranno essere osservate, rendicontate, valutate e documentate periodicamente nei loro percorsi. La verifica riguarda l’esito dell’intervento educativo in cui vengono analizzate le condizioni che lo hanno favorito o impedito. Avremo allora alcune aree di sviluppo con i loro rispettivi itinerari didattici da sviluppare che potremmo così rappresentare:

  • Area psicomotoria
  • Area socio-affettiva
  • Area linguistica
  • Area della logica
  • Area dei linguaggi espressivi

AREA PSICOMOTORIA:

  • il controllo degli schemi dinamici e posturali
  • la lateralità (destro- sinistro)
  • la capacità di riconoscere e verbalizzare le diverse parti del corpo
  • l’acquisizione grosso-motoria (corpo ), fine-motoria (dita), e la coordinazione oculo-manuale
  • lo sviluppo di capacità senso-percettive
  • il coordinamento del corpo secondo un ritmo

Itinerario didattico:
Esercizi allo specchio – con la palla – imitativi – esperienze motorie in coppia – impronta del corpo (mappa corporea) manipolazioni (pasta di sale, pongo, farina, riso, sale, polenta, ecc.) – sviluppo tattile (riconoscimento di materiali vari) percorsi motori (a salti, tipo “campana” ,“mondo” , rubabandiera, lupo mangiafrutta ecc.), apparecchiare sparecchiare.

AREA SOCIO-AFFETTIVA:
(obiettivi generali)

  • favorire la comunicazione e il linguaggio formale
  • riconoscimento e corretta pronuncia dei suoni e delle parole
  • rafforzamento delle capacità di ascolto, di comprensione, di memorizzazione
  • sviluppo delle capacità descrittive
  • capacità di decodificazione di immagini

AREA LINGUISTICA:
(obiettivi generali)

  • favorire la comunicazione e il linguaggio formale
  • riconoscimento e corretta pronuncia dei suoni e delle parole
  • rafforzamento delle capacità di ascolto, di comprensione, di memorizzazione
  • sviluppo delle capacità descrittive
  • capacità di decodificazione di immagini

Itinerario didattico:
Filastrocche – assonanze – diminutivi e accrescitivi – riconoscimento dei principali elementi che costituiscono una storia – lettura di immagini e fiabe – Inventare fiabe ed elaborarne gli aspetti.

AREA DELLA LOGICA:
(obiettivi generali)

  • promuovere la capacità di raggruppare, ordinare, quantificare
  • riconoscere forme e grandezze
  • operare corrispondenze e raggruppare elementi uguali e diversi (differenze)

Itinerario didattico:
Suddivisioni – classificazioni – abbinamenti – raggruppamenti – sequenze spaziali – sequenze temporali – sequenze numeriche – giochi ad incastro ( Lego, puzzle,Tangram, ecc.) -Colorare Mandala simmetricamente – Gioco dell’Oca -Disporre oggetti in ordine di grandezza, in ordine cromatico e in gruppetti di un unico genere – Preparare cestini che andranno a contenere ognuno un genere omogeneo di oggetti – Conoscere il nome degli oggetti di cui si dispone -Installazioni di oggetti e costruzioni.

AREA DEI LINGUAGGI ESPRESSIVI:
(obiettivi generali)

  • utilizzare mezzi e tecniche varie per produrre messaggi estetici o stati d’animo
  • esplorare la realtà fisica e rappresentarla con vari strumenti di comunicazione
  • esplorare e conoscere la realtà esterna
  • esplorare i vari mezzi espressivi
  • provare gioia e stupore nell’esprimersi liberamente (con i colori, con i gesti, con i suoni ecc.)
  • partecipare ad attività simboliche e “drammatiche”
  • stimolare l’uso creativo di forme e colori
  • esplorare la realtà sonora
  • usare creativamente materiale amorfo

Itinerario didattico:
Giochi col pongo, la plastilina, la farina, la sabbia ,la terra, sassi, rametti, fiori, varietà di foglie (osservazione, rappresentazione, sviluppo sensoriale), semina e orto (5), ecc. – uso dei colori a dita, delle tempere e di materiale strutturato – pittura con i pennelli – stampe con spugne ecc. – collage liberi e strutturati (forme conosciute) – disegni spontanei – giochi di travestimento e giochi simbolici – giochi con le marionette – danze, canti, balli – giocare ad inventare una storia – giocare a costruire una casa – attività ritmico motorie – filastrocche.

ORGANIZZAZIONE DELL’AMBIENTE E DEGLI SPAZI

L’ambiente (interno ed esterno) è concepito e vissuto come interlocutore educativo che con le sue opportunità sollecita i bambini ad esperienze di gioco, di ricerca e di scoperte e permette di muoversi autonomamente e sperimentare attivamente le proprie abilità e competenze tra coetanei.
Quotidianamente si avrà la possibilità, per tutti i bambini, di avere incontri con più materiali, più linguaggi e punti di vista che valorizzeranno l’espressività e la creatività.
Inoltre, il nostro grande spazio all’aperto permette belle passeggiate, la creazione di un orto biologico, la semina da parte dei bambini, il rastrellamento, la conoscenza delle piante aromatiche, della terra e di tutti gli elementi naturali dell’ambiente extraurbano tanto necessari per combattere l’impoverimento spirituale in un contesto sociale come quello attuale che rischia di mantenerci separati dal nostro ecosistema con cui siamo connessi.

Il nostro progetto

E’ rivolto al sostegno della famiglia e alla cura e
l’educazione del bambino nei suoi primi anni di vita
attraverso la costruzione di esperienze che dal
‘saper fare’ si producano in ‘saper essere’.
Ogni peculiare individualità si sviluppa da tempi e
modi che non dovranno essere anticipati. Per que-
sto motivo un maestro dice: “Se vedete qualcosa
che va corretta, correggetela. Se non c’è nulla da
fare, limitatevi a non fare nulla”.




Documentazione fotografica


Viaggio virtuale attraverso le immagini dell’Asilo Nido “Le Farfalle”



Come è cominciato il Progetto Le Farfalle


Eravamo dei reduci spirituali: i nostri amici “maestri zen” avevano già detto tutto quel che potevano dirci facendoci rimpiangere i più pilotati giapponesi. Nonostante una già consolidata tradizione di maestri zen americani avesse preso il suo posto nella storia dell’Occidente, eravamo ancora scettici, ma il maestro Bernie Glassman scisse un libro sulla storia del suo gruppo di discepoli che ispirandosi agli insegnamenti di un monaco zen giapponese del XIII secolo, dettero vita a una bellissima iniziativa, unica nel suo genere: un panificio organizzato secondo i principi dello zen, che “prospera e lievita” trasformandosi in un’impresa di successo, migliorando la vita di tante persone col loro impegno sociale. Era questa la ricetta che cercavamo: coniugare gli apprendimenti dello zen con il lavoro e il servizio internamente a una pratica spirituale che in virtù di certe esperienze si rivolse poi ai bambini e alle famiglie.

Poiché per lo Zen tutti i fenomeni non sono altro che l’espressione della nostra vita, ci dedicammo alla vita stessa al suo sorgere, cioè all’infanzia. Il Nido “Le Farfalle” nacque dopo altre importanti collaborazioni, attraverso lo sviluppo di una Cooperativa sociale e certi Corsi di formazione da noi condotti sull’arte non oggettiva che condussero poi ad una mostra di disegni infantili. Il Nido pertanto era per noi una delle migliori metafore per esprimere pienamente tutto questo.

La mia formazione mi permetteva anche di sovrintendere all’attività di Coordinatore nel rimurginare il pensiero di un mio altro grande riferimento che da sempre è C.G.Jung, le cui tesi “continuano a influenzare chiunque si ponga come obiettivo la qualità della vita.

Per sedici anni l’Asilo Nido “Le Farfalle” ha portato avanti un lavoro attento e innovativo basato sullo sviluppo della creatività da parte di tutti gli attori della scena educativa.

L’educatore, oggi più che mai, deve dotarsi dei contributi culturali di varie fonti capaci di costruire una rete di conoscenze per indagare e accogliere criticamente i vari linguaggi come elementi rilevanti per l’apprendimento, lo sviluppo della creatività e dell’immaginazione come dinamiche del processo di formazione. Già alla fine degli anni Novanta si parlava di “competenze flessibili e polivalenti” nonché della motivazione personale dell’educatore di essere permanentemente in formazione; non mettere mai fine al proprio processo di autoeducazione. (C.Piazza, 1998)

Tra gli altri, scrissi due libri su questo argomento, “L’educazione e lo Zen” e “l’Autonomia progettata”, proprio per puntualizzare quanto sia importante nella vita di un adulto avere un percorso di autoeducazione, nel “lavorare” su se stessi, e quanto più tale occasione sia prerogativa degli educatori, di coloro cioè che, approfittando di un mestiere di cura e aiuto, possono beneficiare della possibilità di intraprendere e portare avanti un personale processo di autonomia in virtù della riflessione che la pratica educativa offre loro nell’incoraggiare i bambini a sviluppare le loro potenzialità. Nello stesso tempo, l’autoeducazione conquistata torna a propria volta a vantaggio dei bambini.

Nel dotarsi dei contributi culturali di varie fonti, come detto in premessa, per costruirsi una rete di conoscenze pratiche utili anche per la propria vita personale, ma che torna a propria volta a vantaggio dei bambini, l’educatore dovrebbe ritrovare per prima cosa il piacere di esplorare, e farlo con i bambini, come se tutto il cercare, il capire e programmare fosse nato per caso, senza sforzo, come lo sviluppo naturale di un fiore o come il cadere della pioggia; dovrebbe cioè riscoprire la poesia dell’incantamento. Un maestro Zen aveva detto che la cosa importante è riappropriarci della nostra originale mente infinita.

Anche Carla Rinaldi aveva scritto che “gli insegnanti beneficiano delle stesse opportunità di ricerca, scoperta e costruzione della conoscenza a cui sono spinti i bambini”. Le neuroscienze parlano di “neuroni specchio” per definire il processo di percezione e riconoscimento degli atti altrui, nel captare anticipatamente le finalità dei loro gesti e la congruenza tra l’atto osservato e quello eseguito in prima persona, come una sorta di meccanismo di ‘risonanza’, reso possibile da uno schema rappresentativo comune.

Questi processi trasformativi non possono certamente prescindere dal fatto che la predisposizione alla loro attuazione viene acquisita in giovane età. “Lo sviluppo dei neuroni, dei circuiti nervosi e del comportamento dipende sia dal programma genetico individuale che da fattori ambientali.

Lo stimolo ambientale incide significativamente sullo sviluppo del cervello dei bambini; chi lavora con i bambini lavora con la natura umana al suo inizio di vita, lì dove sono le nostre radici e la conoscenza delle origini. L’educatore dunque non ha niente da insegnare nel senso stretto del termine, ma potrà progettare esperienze e favorire gli apprendimenti avvalendosi della sua conquistata e maturata capacità di saper leggere e sentire le emozioni dell’altro. L’empatia dunque, che facilita l’apprendimento e incoraggia alla fiduciosa esplorazione.

LA NOSTRA METODOLOGIA: LAVORARE PER PROGETTI

Il lavoro per progetti è un metodo di lavoro e di intervento educativo controllato e non direttivo, il cui procedimento è un’indagine sui bisogni e le richieste non formalizzate dai bambini ma rilevate dall’occhio attento delle educatrici: qualcosa nella sezione, in un gruppo di bambini, o in un singolo bambino sta prendendo forma, come un bisogno o un’idea non espressa; l’intenzione non riconosciuta del bambino o dei bambini può essere riconosciuta dalle educatrici che allora impronteranno un progetto. Potrà trattarsi di un miglioramento degli spazi perché col tempo si sviluppano nuove esigenze, o potrà essere l’ampliamento dell’offerta ludica perchè certi giochi non suscitano più interesse, ma anche l’uso improprio di un certo gioco o giocattolo ci può suggerire che quel bambino o quei bambini stanno cercando di fare qualcos’altro; oppure si vuole suscitare un certo interesse per un’area tematica ancora sconosciuta ai bambini perchè le educatrici hanno intercettato la possibilità da parte degli stessi bambini di accogliere nuove informazioni, o di sviluppare certe capacità o abilità (per es. riguardo la modalità di modificare aspetti delle routine, ma anche quella di elaborare una fiaba). La griglia di esperienze possibili potrà svilupparsi da quelle precedenti creando nuove possibilità future.

Allora è il momento di progettare un intervento, il più dettagliato possibile, suddiviso in fasi temporali, basato su specifici obiettivi e corredato dal materiale occorrente che verrà utilizzato nelle varie fasi, per indurre un certo gruppo di bambini a fare un’esperienza significativa.

Ma cosa significa “esperienza significativa”? – Significa accompagnare il bambino verso la sua prossima tappa evolutiva (“zona di sviluppo prossimale”) grazie alla comprensione delle esperienze fatte, col corpo e la mente, che gli avranno permesso di procedere ulteriormente; è significativo cioè tutto ciò che è inerente all’ “accrescimento” ; ma significativo è anche fornire ad ogni singolo bambino occasioni di apprendimento, di sviluppo di abilità specifiche e comprensione di fenomeni che, in base all’età, possano accrescerlo soddisfacendolo positivamente, cioè riempiendo la sua misura di soddisfazione personale (autostima) in modo da renderlo sufficientemente autonomo.

Gli obiettivi che un tale procedimento vuole conseguire sono molto spesso già dichiarati nel Progetto educativo generale e riguardano il più delle volte le competenze cognitive, creative e socio-affettive, procedendo dall’iniziale conoscenza dell’ambiente (non è forse l’ambientamento un progetto?), in cui lo sviluppo e il consolidamento di relazioni affettive possa andare oltre i soli genitori; e poi lo sviluppo delle proprie capacità percettive, il riconoscimento delle fasi temporali del Nido (routine), lo sviluppo espressivo-creativo-comunicativo, e non ultimo l’autonomia a tavola e al bagno.

Durante questi processi le educatrici dovranno tendere ad individuare le possibili difficoltà o problematiche legate soprattutto al processo di crescita e benessere dei bambini. Le strutture d’intervento del lavorare per progetti vengono costruite gradualmente in funzione dell’obiettivo da raggiungere, avviando una riflessione professionale sulle strategie e su gli stili da adottare, nonché una verifica in cui sia possibile osservare l’evolversi del contesto, rilevando se, come e quando ogni bambino apporti il suo contributo all’evolversi dell’esperienza e delle competenze che vengono acquisite.

Saper abbandonare l’idea di programmare anticipatamente un intervento che presume di prevedere un percorso e il suo risultato finale, significa assumere un atteggiamento di ricerca in cui la progettualità si auto-costruisce.

L’osservazione dell’attività spontanea dei bambini ad esempio, ci consente di individuare delle “costanti” nei loro atteggiamenti e nelle operazioni che compiono, in modo da tradurle in progetti finalizzati e nella valutazione dei risultati raggiunti, coadiuvata dalla documentazione necessaria a comunicare l’esperienza portata avanti dai bambini e le modalità di attuazione.

Sarà quindi necessario definire per iscritto il perchè dell’intervento (motivazione), il numero dei bambini coinvolti, in cosa consiste, cosa era stato osservato e in che circostanza (contesto), quale obiettivo si vuole raggiungere e cosa si decide di fare (programmazione del percorso educativo e le modalità organizzative necessaria per realizzarlo) e in quanto tempo, trascorso il quale si farà una valutazione del risultato raggiunto o del mancato risultato.



Il cerchio magico

IL GRANDE CERCHIO MAGICO DEI BAMBINI
Un contributo alla psicologia archetipale di percorsi educativi

Nel corso della mia professione di educatore ho avuto molto spesso modo di osservare con grande stupore la libertà espressiva dei bambini, specie se veicolata dalla competenza e dall’entusiasmo dell’adulto che ne apprezza o ne critica con criterio e sincerità totale le pitture e i disegni.

Come pittore e profondo conoscitore dell’Arte, il mio stupore era riferito alla disinvoltura e alla facilità con la quale alcuni bambini potevano concentrarsi e sembravano entrare in un universo di ‘motivi’ interiori espressi attraverso un libero gioco di immagini che seguivano una propria legge interna. Questi ‘motivi’ sono strutture innate proprie della psiche umana che non hanno bisogno di essere evocati o veicolati da particolari Laboratori come si vede a volte in alcune zelanti scuole dell’infanzia. Pur apprezzando certe intenzioni e ritenendole anche interessanti, penso che interpretare alcuni dei famosi artisti del Novecento attraverso una sorta di elaborazione imitativa, non possa offrire al bambino nessun giovamento se prima non è stato aiutato a costruirsi un percorso autonomo basato sulla spontaneità totale. I bambini non hanno bisogno di essere influenzati e contemplare l’opera di altri per esprimere il ricco potenziale di immagini che formano l’infinito tracciato psichico umano, in caso è proprio vero il contrario, e cioè che molti artisti hanno lavorato sodo per svincolarsi dai condizionamenti e dalle categorie dell’età adulta e ritrovare in se stessi, e fuori di sé, quel “paradiso perduto” che è tipicamente patrimonio dell’infanzia. E proprio qui risiede il fascino dell’immediatezza e della purezza. L’opera dei bambini, non ancora formalizzata dalle richieste della società, non è estetica ma emotiva: segni e colori sgorgano spontaneamente dalla fonte primaria dell’essere attraverso quei ‘motivi’ che corrispondono, indisturbati, alla tendenza dell’anima. Nella mia esperienza mi è stata data la possibilità di verificarne il contenuto e la ricchezza.

Lo stupore più grande è riferito a quelle realizzazioni grafiche e pittoriche di bambini che pur non avendo mai visto una sola riproduzione di Kandinsky o Mirò erano spontaneamente capaci di riproporne la struttura, il colore, i moduli espressivi e l’armonia in generale.

Solo dopo aver raccolto un congruo numero di “lavoretti” non potei evitare di confrontarli e metterli in relazione con quelle di molti protagonisti della scena artistica del Novecento che misero in evidenza quei contenuti formali e informali in maniera non dissimile a questi tracciati spontanei dei bambini che sono all’origine della vita psichica.

Viste le somiglianze, non solo espressive, ma cromatiche e strutturali, e data la natura poetica delle configurazioni, ho applicato necessariamente il linguaggio e le concezioni della psicologia archetipale di C.G.Jung che si serve dei processi di simbolizzazione per descrivere l’esperienza della psiche attraverso quelle espressioni e quelle immagini, tipicamente umane, che gettano un ponte tra il mondo della mente conscia e quella inconscia.

Il progetto “Il Grande Cerchio magico dei bambini” dunque, prende le mosse dall’universalità dei segni e dei disegni dei bambini soprattutto in età prescolare, quando la giovane mente in evoluzione non è ancora condizionata dai prodotti, dagli stereotipi e dalle aspettative degli adulti.

In questo periodo si realizzano immagini di natura primitiva, istintuali ed espressive che come detto non si discostano dalle ricerche di molti famosi pittori del XX secolo, le rappresentazioni dei quali testimoniano una base comune con quelle infantili, strutturate entrambe da simboliche di chiara natura arcaica. Ogni opera infantile qui riprodotta dunque, è scaturita spontaneamente da ogni singolo bambino senza influenze “artistiche” di alcun tipo, ma solo da stati d’animo positivi.

Scarica e leggi gratuitamente il libro


Cos’è Jungmandala Infanzia

Il nostro aspetto metodologico è ispirato dai principi di base della psicologia del profondo di C.G.Jung che intravede lo stretto collegamento tra le fasi iniziali dell’esistenza e la qualità della vita futura. Dice infatti Jung: “L’infanzia è importante non solo perché da essa prendono le mosse alcuni storpiamenti di istinti, ma anche perché affiorano, nella psiche infantile, procurando spavento o incoraggiamento, i sogni e le immagini ad ampio raggio che preparano un intero destino” (1928). Si tratta di quel programma di maturazione psichica, o Sé primario, che deve essere vissuto completamente dal bambino e sviluppato al massimo grado come progetto di base.

Il Nido come contesto sociale è il luogo dove si progettano le esperienze dei bambini e dove questi si sperimentano in autonomia dalla famiglia elaborando le proprie modalità espressive. Cosa insegnerà allora un educatore? Niente, visto che si tratta soprattutto del luogo in cui l’educatore valuta, verifica e sostiene il livello di interesse, concentrazione e socializzazione del bambino attraverso le sue proposte educative tese a realizzare la partecipazione attiva e creativa del bambino. Non c’è spazio per insegnare niente. Non dunque insegnare, ma promuovere, promuovere e sostenere le forme dell’apprendimento che significa intimità, socialità, curiosità ed esplorazione. E’ l’ambiente stesso del Nido che deve suscitare curiosità e stimolare l’esplorazione. Per la famiglia, l’entrata nell’istituzione Nido segna una sorta di iniziazione, una forma cerimoniale che la coinvolge e a volte la sconvolge. Sono infatti i membri adulti della famiglia che nell’approccio al Nido necessitano di un ambientamento progettato e strutturato. Molte educatrici frettolose, non avvedendosi dell’importanza che riveste questo momento, avrebbero la tendenza ad escludere la famiglia dal delicato contesto dell’ambientamento del bambino, non comprendendo evidentemente che ad essere ambientati saranno proprio i genitori stessi.

Il ruolo dell’educatore deve saper favorire l’esperienza della separazione attraverso un rapporto di fiducia basato sulla professionalità e non certo su un’effimera “amicalità”. Il risultato di tale relazione sarà determinato dalla capacità degli educatori di accogliere comunque le istanze dei genitori che, invero, sono il prodotto dell’incontro tra emotività e bisogni. Per accogliere e contenere le possibili reazioni emotive di un genitore non c’è niente di meglio che aver sviluppato la capacità di ascolto conformemente alla capacità di essere non-direttivi e di non intervenire fuori luogo.

Sono capacità, queste, fuori dal comune, generalmente in dote a quelle persone che intravedono anche la possibilità di portare avanti un personale percorso educativo. E’ a tal proposito che la pedagogia oggi è tesa a connettersi a saperi provenienti da altre forme scientifiche come la psicologia, l’antropologia e le moderne neuroscienze, come sistemi di comunicazione per lo sviluppo dell’autonomia del pensiero libero e dei processi creativi.


Borgo di Nova Siri

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“La Terrazza”

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Via Galliano 6, Nova Siri Paese (Matera)



La poetica bellezza di un luogo preservato dall’inutile rumore e regalato a spiriti contemplativi capaci di intuirne l’itinerario simbolico alla scoperta di un mito interiore.

Galleria fotografica :



La Siritide lucana


UN ALTRO TURISMO: La Basilicata

La Basilicata si adagia prevalentemente sul Mare Jonio stretta tre la Puglia e la Calabria. Il suo nome, derivato probabilmente da un termine tardo bizantino (XI-XII sec. d.C.) che vuol dire “regale” o “imperiale” (Basileùs) è quello di una regione che nel tempo è andata restringendosi da quando ancora era denominata Lucania, termine di oscura etimologia riferita a parole come “lupo”, “bosco sacro” o più probabilmente a “luce”. In epoca preromana si estendeva infatti dal Tirreno del Cilento alla costa jonica di Metaponto fino all’attuale Cosenza. Nel corso della storia fu smembrata dalle dominazioni Longobarde, Saracene, Bizantine e Normanne perdendo i suoi antichi confini e il suo nome d’origine.

L’attuale Matera, dominata dall’antico complesso abitativo dei “Sassi” è tra le città abitate più antiche del mondo; le sue costruzioni e le architetture rupestri scavate nella roccia della Murgia e abitate fin dalla preistoria sono organizzate in due grandi blocchi denominati Sasso Caveoso e Sasso Barisano. La città fu separata dalla terra di Otranto nel 1663 e in seguito assimilata al Regno di Napoli nel 1806 come capoluogo della provincia di Basilicata. Nel 1993 i Sassi sono stati dichiarati Patrimonio dell’umanità UNESCO, e nel 2019 la città di Matera è stata consacra a Capitale della Cultura in Europa.

Nel 1935 il pittore e scrittore Carlo Levi trascorse un lungo periodo di isolamento politico a Grassano ed Aliano, condannato al confino a causa delle sue idee antifasciste. Il suo libro “Cristo s’è fermato ad Eboli” è una testimonianza di quel periodo che trascorse “come un viaggio al principio del tempo… fuori della storia e della ragione…” e descrive la tragica realtà della situazione meridionale del periodo, e le sue esperienze di vita del proprio esilio. – “Cristo non è mai arrivato qui, non vi è arrivato il tempo…” E di fatto, al di là della cittadina campana di Eboli si fermavano la strada e la ferrovia, giungendo nelle terre aride, desolate e dimenticate della Basilicata del 1935.

Siritide e Nova Siri

La Siritide è avvolta da un’aura compresa tra mito e storia. Come tutta la Lucania è stata terra di nessuno per molti anni, ma gli eventi che riecheggiano quel mito ci mostrano come lungo le coste ioniche, in tempi diversi si riversarono varie popolazioni dal Mediterraneo orientale andandone a formare la storia.

Seguendo il dubbio etimo dell’antica parola Siris (Nova Siri) troviamo, oltre il mito allucinatorio delle Sirene, anche il semitico “sir” (canto magico) o il greco “séirios” (incandescente). Nella spiegazione di certe tradizioni locali si cela infatti la frequentazione ellenica, cioè micenea, in determinati siti e territori. La presenza micenea è attestata ad est, dalla Puglia alle foci del Po, e sul versante tirrenico dalla Campania fino la Toscana passando dal sud dell’Etruria.

L’antica città di Siris viene fatta risalire, o a una colonia fondata dai profughi scampati allo sterminio di Troia intorno all’ottavo secolo a.C., o a un complesso di villaggi uniti territorialmente e politicamente dai greci nella seconda metà del V secolo a.C. in prossimità del fiume Siri (l’attuale Sinni), che nel corso del tempo divenne un’importante colonia capoluogo della Magna Grecia.

La presenza romana nel territorio, soprattutto come accampamento militare (Castrum Boletum), è testimoniata dalle terme che si trovano in Contrada S.Alessio, un complesso di vasche comunicanti collocato a ridosso del torrente Toccacielo, e dall’altro complesso termale di Cugno dei Vagni, edificio pubblico appartenente ad un antico villaggio avente una necropoli risalente al I-III secolo d.C.

Durante il Medioevo l’antica Boleto romana, che rientrava entro i confini calabresi, si sviluppò sul colle roccioso come borgo (Nova Siri Paese) intorno al Castello bizantino del 1.100 sul punto più alto del paese da dove si domina il golfo di Taras (Taranto) e nel quale si sviluppò quello che ancora oggi è il centro storico ridefinito dai Normanni, dalla dinastia Sveva e come feudo da quella Angioina. Nell’Ottocento il paese venne assegnato alla neo Basilicata e fu sede di sette carbonare come “La Giovane Italia” e nel 1872, con decreto di Vittorio Emanuele II, Boleto o Bollita cambiò definitivamente il nome in Nova Siri, oggi risorsa agricola e meta turistica.

Attualmente l’antico borgo di Nova Siri, ultimo dei Comuni del tratto lucano della costa sud in provincia di Matera, si sviluppa su dolci rilievi collinari, e consta di poco più di seicento abitanti, alcune botteghe alimentari e alcuni bar. Vi sono dislocate molte case abbandonate e solo poche ristrutturate o ben tenute. Un torpore atavico, quello di Nova Siri, che beninteso ha fatto sì che nel tempo rimanesse fuori proprio dai circuiti del turismo di massa che ne avrebbero alterato l’identità, quella rurale-contadino e di isolamento, un genius loci che all’oggi viene esaltato come manifestazione ed espressione di itinerario esistenziale intrinseco a questa regione edenica e acquisirne così un nuovo orientamento e un nuovo privilegiato punto di vista.

All’orizzonte di questo “spirito del luogo” si staglia la poetica di quel “Turismo lento” che intravede nella Siritide una delle Terre del Silenzio; un silenzio mitico e filosofico che restituisce, nel suo paesaggio più che mai interiore, la bellezza esteriore dei suoi luoghi preservati dall’inutile rumore del mondo e da un turismo di massa nocivo ad essi. A questo va aggiunto il significativo riconoscimento del Ministero dei Beni Ambientali e Culturali che inserisce il borgo di Nova Siri nell’asse strategico degli itinerari turistici emozionali denominati “Viaggio al cuore della vita” e tra i più bei borghi storici marinari.

Nova Siri, per la sua naturale propensione diventa meta simbolica per un turismo di qualità, itinerario esistenziale, contemplativo e naturista. Il clima è buono e la vista è stupenda, e tutto intorno vengono offerti scorci spettacolari, come l’arroccato paese di Rotondella, dominati da una stupenda campagna e dal mare Ionio della Puglia tarantina fino alla Calabria.

La Marina, centro cittadino di recente costruzione, è raggiungibile da una strada provinciale che attraversa le Contrade San Megale e Cerrolongo coltivate ad agrumi e vigneti di eccellente qualità, e si adagia nella piana metapontina quasi a ricordo della secolare Siris, l’antichissima colonia della Magna Grecia che dominò a lungo nel golfo di Taras (Taranto). Qui si possono scorgere sconfinate spiagge di sabbia dorata lambite da un mare, lo Ionio, tra i più puliti dell’intera penisola italiana.

Oltre alle ricchezze archeologiche della costa (per esempio Policoro-Heraclea e Metaponto), l’entroterra tutto ci stupisce per i suoi luoghi dell’incanto ancora a oggi sconosciuti. Tra questi, un esempio è il Santuario della Cattedrale di Anglona tra i più antichi della regione, residuato di una città, Pandosia, fondata degli Enotri molto tempo prima di Roma.


Crossroad Blues

Mildred

Mildred

Ho viaggiato con Mildred è vero, distesa, piatta-lunga-azzurra forse un pò emaciata ho accompagnato Mildred…
Ora

Ora

Al tramonto i profumi sono ancora presenti, mi ero commosso ieri come oggi al canto…
And so

And so

And soE così,così presi accordimentre eravamoin voloo pista,viaggio virtualemobilee infine rossoe arancioche sta così e…
Roma

Roma

Luce, riflessi mediterranei di un’angoscia primaria riflessa su stralci d’infinito nel quotidiano ripetersi infinito di…
Buddha

Buddha

Lunghi pensieri solcano l’età della vocazione e dell’avventura. Una media cresta sfavillava a mezzogiorno mentre…
Aria

Aria

Corridoio ecologico, lo han chiamato per dove le rondini ti passano a un palmo del…
Ciro

Ciro

Scusa se non ti ho messo al mondo. Avresti ereditato la mia malinconia, forse anche…
Vino

Vino

Sfinito ho continuato quel lavoro al di sopra delle mie forze. Mi sono lasciato sfinire…
Sera

Sera

Dolce la sera nella maledetta morsa del destino chilometrico metafisica luce di destinazioni fatali ora…
Berlino

Berlino

Sotto l’angelo d’oro Lo sterminio e pazzi mattoni Uno su l’altro Puzzle immaginifico Allez klar…
Frutti

Frutti

Come l’Autunno l’amore I suoi frutti – dolci- mi era stato detto, giusto si manifesta…
Eco

Eco

Ben presto è solo con me che voglio restare e udire l’eco dei giochi giocati,…

Passioni al Borgo

in collaborazione con :

Associazione Culturale Spazio Interattivo – Blera (Vt)

Multipiattaforma digitale “Jungmandala”


In sordina come ‘Start Up’ di un progetto culturale derivato dal libro “C’era una volta un ribelle” di Raffaele Santilli, edito dall’editore Anicia di Roma, s’è dato il via all’iniziativa “Festival dei linguaggi poetici”, considerato dai promotori l’inizio di un processo culturale denso di manifestazioni soprattutto per quei giovani che in luogo di subire passivamente le trasformazioni sociali vogliano avere la possibilità di elaborare le proprie esperienze attraverso la conoscenza di ciò che li ha preceduti.
Il Festival, alimentato da video e convegni inerenti agli argomenti dibattuti, vuole altresì porsi come un trampolino di lancio di una serie di proposte che coinvolgono artisti di vario genere e che operano soprattutto nelle forme della poesia e letteratura, musica, pittura, scultura, video, fotografia, artigianato.

In questo primo evento sono stati scelti 5 artisti della Galleria “Arte e Follia” di Blera (Vt) ognuno rappresentante una tipologia diversa (puoi cliccare sul nome per aprire la sua pagina e conoscere meglio l’artista) :

Enzo Ferraro

Musica

Luisa Carnebianca

Artigianato

Luana Cianti

Poesia


A partire da sabato 31 ottobree sino a sabato 7 novembre gli utenti possono esprimere una scelta tra i 5 artisti collegandosi direttamente al link sottostante :

Festival dei linguaggi poetici

Domenica 8 novembre in streaming video una giuria premierà l’artista che avrà ottenuto più preferenze e vincitore in forma “amicale” considerato il numero ancora limitato di partecipanti, tutti per lo più aderenti al nuovo spazio espositivo di Fabio Berlenghini “Arte e Follia” di Blera (VT).

L’andamento delle preferenze potrà essere sempre visionato in ogni momento nelle pagine web dedicate nei portali di :

Spazio InterattivoJungmandala

Agli artisti partecipanti verrà rilasciato in formato digitale un riconoscimento per la partecipazione all’evento.

Nell’intenzione dei promotori c’è il coinvolgimento di altri Comuni della Tuscia per creare finalmente una rete culturale viva capace di fare emergere e sostenere le varie forme culturali presenti in un territorio storicamente denso di significatività.

Festival dei linguaggi poetici

Il Progetto culturale “CAMELOT” vuole essere un luogo di incontro tra linguaggi tradizionali e linguaggi innovativi, un luogo di immaginazione e scambio, un luogo di “circolazione di idee” e di curiosità, di diffusione di messaggi culturali e spirito di autenticità, una Tavola Rotonda intorno alla quale ritrovarsi per contrastare l’omologazione e il pensiero unico dando voce a tante situazioni permettendo a tanti di esprimersi, arricchendo se stessi e la propria conoscenza così da leggere meglio ciò che accade intorno a noi.

Attraverso le sue iniziative l’Associazione vuole promuovere così un pellegrinaggio nelle terre dell’arte e dello spirito seguendo metaforicamente quel pellegrinaggio culturale e spirituale che nel viterbese ritroviamo anche con l’antica eredità della Via Francigena, lungo il tracciato della quale si sono sviluppati incontri tra culture e scambi di esperienze che nel corso dei secoli ha dato luogo al concetto stesso di Europa. Nel 1994 la Via Francigena ha ottenuto dal Consiglio d’Europa la nomina di Itinerario culturale e il 2019 è stato proclamato Anno nazionale del Turismo Lento (D.G.R. 771 del 14-12-16), la riscoperta della tipicità dei luoghi e di ciò che hanno da offrire come filosofia del vivere applicata al viaggio e al coinvolgimento. Nella Direttiva del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo, in collaborazione col mondo dell’associazionismo, si parla di aspetti che furono propri della concezione del Romanticismo europeo e del Trascendentalismo americano del XIX secolo, nonché di aspetti del movimento della Beat Generation come eredità culturali il cui patrimonio rientra nei diritti degli individui attraverso la loro libera partecipazione alla vita culturale della comunità e il godimento delle arti nella loro evoluzione, desiderando sostenerne i valori e gli aspetti specifici da trasmettere alle generazioni future. La stessa Direttiva prevede infatti la “realizzazione e implementazione di studi, progetti e modelli organizzativi in grado di contribuire alla valorizzazione dei cammini e alla loro funzione culturale e turistica…”, individuando quei Comuni capaci di distinguersi per l’attenzione rivolta al turismo lento e sostenibile, la metafora del quale si fa itinerario interiore, rigeneratore naturale e culturale, un ritorno verso la fonte originaria degli avvenimenti che ci inducono a riconquistare il nostro essere umani.

IL PROGETTO

LA PREMESSA (Analisi del contesto)

Da un’indagine svolta sul territorio si rende evidente che uno specifico turismo laziale, in particolare quello del territorio viterbese e quello del territorio romano, trovi particolarmente interessante e piacevole avere occasioni per frequentare il paese di Blera. Tali occasioni però non si presentano molto spesso spontaneamente, ma hanno bisogno di essere stimolate da motivi ludico-culturali. Si vuole cioè asserire che tale genere di turista trovi piacevole frequentare Blera quanto più quando ve ne sia un motivo di interesse, culturale o di svago.

Da alcuni anni la manifestazione “Blera Rock” ha catalizzato, oltre la popolazione residente, un non indifferente numero di visitatori durante il solo mese di Agosto senza però avere ulteriori riferimenti sull’argomento che andrebbe invece approfondito, divulgato e “commercializzato” anche in altri momenti dell’anno .

Il progetto che qui si presenta vuole coniugare svariati interessi sul tema sia in termini di cultura che di svago attraverso eventi che mirino a coinvolgere sia il turista fisso che quello occasionale.

Tale coinvolgimento riguarda soprattutto due aspetti: il primo è realizzabile mediante lo sviluppo di temi culturali specifici espletati attraverso tecniche di comunicazione di tipo documentaristico dal vivo e multimediali; il secondo riguarda il coinvolgimento in prima persona mediante il sentirsi protagonisti attivi nel presentare le proprie forme espressive che vanno dalla musica alla pittura e dalla poesia alla fotografia veicolate da un Festival-concorso.

Dunque la prima parte del progetto è orientata a beneficio di chi guarda e ascolta, come un’introduzione culturale dei temi in questione, mentre la seconda parte prevede l’intervento attivo di coloro che vorranno aderire al “Festival dei Linguaggi Poetici” come un Concorso che premia le migliori espressioni artistiche.

Le basi di entrambi i momenti le ritroviamo negli attuali interessi popolari che tendono a riscoprire i valori dell’arte nonché i suoi riferimenti filosofici e psicologici.

Un Concorso questo, rivolto soprattutto ai giovani, costretti a subire le trasformazioni di una società che va più veloce di ogni elaborazione e assimilazione delle esperienze e dei loro contenuti.

Attraverso incontri, dibattiti e manifestazioni culturali si vuole così contribuire a mantenere viva la fiamma dei movimenti artistico-culturali fondati sulla ricerca.

Per tentare questo innesto culturale ci si riferirà all’ultimo grande movimento storico che è quello giovanile iniziato alla fine degli anni Cinquanta, perché è soprattutto dei giovani che si vuole parlare in quanto “futuro”, in quanto generazione a cui ci si deve rivolgere per elaborare quei sentimenti che determinarono gli attuali gusti e costumi in contrapposizione alla cultura del pensiero unico e tutte quelle mostruosità che, per dirla con Fernanda Pivano, “gettano i più giovani in quell’incertezza esistenziale che annulla l’importanza della vita dell’individuo”.

Si sta dunque parlando soprattutto di cultura della pace.

STORIA DEL PROGETTO

Il Progetto nasce dai contenuti del libro di Raffaele Santilli “C’era una volta un Ribelle”, la linea guida del quale è tesa a comunicare, elaborandolo in forma compiuta e culturalmente intellegibile, l’intreccio delle tematiche e la grande varietà degli avvenimenti socio-culturali riguardanti la ricerca delle avanguardie artistiche soprattutto nel periodo storico che va dal dopoguerra agli anni Ottanta, specie negli Stati Uniti d’America, in Inghilterra e in Italia, ritenuti anni di grandi trasformazioni sociali, in quanto hanno determinato nuovi modelli di pensiero, di percezione della realtà e di sensibilità sociale che ancora continuano a influenzare le nuove generazioni.

TEMA DELL‘ARGOMENTO

Influenzati dalle ricerche di Freud e Jung, e dalla cerchia di quegli scrittori che avevano spostato la loro attenzione dalla società all’indagine sulla natura della coscienza, gli artisti del secondo dopoguerra americano ed europeo si resero conto ben presto che per affrontare le loro incertezze e frustrazioni, i loro riferimenti filosofici e artistici dovevano addensarsi su quegli stessi presupposti che più tardi li avrebbero introdotti alla conoscenza del pensiero orientale.

La consapevolezza di vivere in un mondo troppo difficile per loro trascinò questi ‘beat’ verso un’utopica ribellione che però aprì la strada a nuove possibilità, nuove idee, nuove forme di vita e nuovi modelli di pensiero, i valori dei quali si riscontrano nell’attuale pensiero diffuso.

A partire dagli anni Cinquanta tutte le forme d’arte divennero manifestazioni dell’indagine sulla natura umana attraverso forme espressive spontanee che andarono a sviluppare una nuova coscienza dando vita a una contro-cultura che a partire dalla California dei ’60 fiorì fino a determinare un’identità collettiva fondata sulle libertà.

Viene ricostruita così la sintesi di quella forma di ribellione pacifica pilotata dalla poetica di Ginsberg e Kerouac che, passando dal Jazz e dall’avanguardia artistica del Novecento fino a coinvolgere il movimento giovanile degli anni Sessanta e Settanta, il Rock nelle sue varie forme includendovi la ricerca spirituale che passò soprattutto per lo Zen, volle investigare e stimolare la coscienza, gettare uno sguardo in profondità e fare personalmente l’esperienza di come stiano realmente le cose per liberarsi dai vincoli del mondo conosciuto, dal dolore e dalla frustrazione.

Secondo Jung, questa pericolosa tendenza all’investigazione psicologica è un’audacia che non può non suscitare ammirazione e simpatia, perché non si tratta di un’eccentricità o di un capriccio, ma si tratta invece della più profonda delle necessità psicologiche, quella di trovare il significato della vita.

A partire dalla storia di un contesto artistico e culturale ormai di indiscussa importanza, viene ricostruita qui una struttura di contenuti che ne hanno edificato le fondamenta fino a collegarsi con lo spirito stesso della vita e dell’anima umana.

Il libro C’era una volta un Ribelle rivestirà così la funzione di contenitore culturale attraverso il quale apprendere ed elaborare quella cultura che ha immediatamente preceduto l’attuale società e ne ha determinato i valori, i costumi e i significati, promuovendo la riflessione e il confronto intorno alle radici storiche di avvenimenti che hanno determinato una creatività che non è scomparsa ma è, forse inconsapevolmente, ancora viva sotto molte forme.

Antichità, modernità e attualità si confrontano in un progetto in cui il fattore creativo rimane sempre quel veicolo di progresso che ci induce a riflettere su cosa sia stata e su cosa sia oggi la cultura e il benessere.

Il progetto “C’era una volta un ribelle” nasce e si sviluppa in forma didattico-pedagogica per promuovere le varie forme espressive come la musica, la poesia, la prosa, il teatro e le arti plastiche come canali fondamentali per la diffusione delle idee e della cultura.

L’aspetto pedagogico del progetto utilizza i contributi di varie fonti capaci di mettere insieme una rete di conoscenze che ha come caratteristica quella di indagare e accogliere i linguaggi poetici e la dimensione estetica come elementi rilevanti per l’apprendimento nonché lo sviluppo della creatività e dell’immaginazione.

NATURA DEL PROGETTO

Il progetto “C’era una volta un ribelle” promosso dall’Associazione CAMELOT vuole creare un contenitore culturale in grado di attivare una serie di energie capaci di promuovere e valorizzare il territorio su scala regionale e nazionale, recuperando la naturale vocazione culturale e artistica, facendo vivere in modo inedito gli spazi espositivi e rafforzando la cooperazione fra operatori culturali e artisti.

Il Progetto ha come caratteristica quella di accogliere i linguaggi poetici e la dimensione estetica come elementi rilevanti per l’apprendimento nella vita e nella nostra attuale forma di civiltà con rimandi al passato e includendo la domanda di cosa sia rimasto oggi di quel dato periodo; la gioventù di oggi conosce l’origine della sua presunta libertà e dei suoi gusti artistici e musicali? Si vuole così coniugare un periodo storico prolifico e fecondo con l’attualità, nel desiderio di renderci consapevoli dei valori artisti che di volta in volta dominano la scena culturale e scorgere eventuali figliolanze con quel periodo.

FINALITA’ DEL PROGETTO

-Presentare un prodotto che in luogo di trattare separatamente gli argomenti, possa connetterli e integrarli tra loro dandone una visione coerente e unitaria.

-Rendere più edotte e culturalmente più informate e preparate le nuove generazioni.

-Compiacere e dare soddisfazione a chi già conosce gli argomenti trattati o un singolo argomento allargando i propri orizzonti culturali

-Far recuperare a chi ignora l’argomento un nucleo storico articolato colmo di rimandi culturali che a loro insaputa ha determinato un’importante influenza sociale e personale.

CONTENUTI DEL PROGETTO

-Storia dello sviluppo dei costumi giovanili del dopoguerra americano/europeo.

-Storia della letteratura fondamentale che ha influenzato questo sviluppo.

-Storia della musica che ha influenzato e accompagnato questo sviluppo.

-Storia dell’arte che ha influenzato e accompagnato questo sviluppo.

-Storia dei movimenti psicologici e filosofici che hanno determinato e influenzato le forme essenziali di questo sviluppo e lo hanno analizzato.

-Storia dell’influenza orientale sull’arte, su i costumi, le abitudini, le attitudini, i comportamenti e la ricerca religiosa.

STRUTTURA DEL PROGETTO

Il Progetto prevede una presentazione didattico-multimediale del libro di Raffaele Santilli “C’era una volta un ribelle” come prima parte divulgativa del tema attraverso una struttura composta da voce narrante, voce recitante e voce fuori campo, foto di repertorio e d’epoca, musiche di sottofondo appropriate alle immagini, musiche di sottofondo appropriate alla narrazione, “spezzoni” di film esistenti ed eventuali “spezzoni” di filmati d’epoca.

Una seconda parte è affidata al Festival dei linguaggi Poetici (vedere allegato)

RISORSE DEL PROGETTO

Il Progetto è articolato in modo da penetrare una vasta gamma di argomenti (musica, poesia, letteratura, pittura ecc.) tra loro connessi che a loro volta danno luogo a nuove argomentazioni e forme divulgative allargando ogni argomento trattato approfondendolo o tornando indietro nel tempo fino alla loro origine.

I principali argomenti da condividere e sviluppare in separate sede riguardano:

-Lo sviluppo dell’arte moderna

-Lo sviluppo musica moderna

-Lo sviluppo dell’espressione poetica moderna

-Le origini, lo sviluppo e la pratica dello Zen

Inoltre sarà possibile selezionare delle pellicole cinematografiche (DVD) per una rassegna a tema destinata a una manifestazione sugli argomenti .