Cosa è Jungmandala


Carl Gustav Jung è stato il fondatore della scuola di psicologia del profondo in cui la creatività riveste un ruolo centrale per lo sviluppo psichico della personalità, la totalità inconscia della quale aspira alla completa realizzazione attraverso la totale presa di coscienza. La presa di coscienza, diceva, è cultura nel senso più ampio della parola.

“Le tesi junghiane continuano a influenzare chiunque si ponga come obiettivo la qualità della vita, piuttosto che accontentarsi semplicemente di esistere”. (D. Davidson)

Mandala è il cerchio, la struttura perfetta che contiene il cosmo psichico dell’uomo, tutti gli elementi che formano una totalità psichica compiuta.

“Mi fu sempre più chiaro – racconta Jung – che il mandala è il centro. E’ l’espressione di tutte le vie. E’ la via al centro, alla individuazione“, la forma ideale di rappresentazione del Sè, “la natura microcosmica dell’anima”. (R.S.R.)

Per i monaci tibetani il mandala è fonte di ispirazione, ed è anche la rappresentazione del cosmo, oggetto di concentrazione e meditazione, centro e periferia delle trasformazioni psichiche. Costruito con pitture o sabbia colorata, viene fatto oggetto di culto proprio perché dopo la lunga preparazione viene poi lasciato al vento e agli agenti atmosferici che ne distruggono l’aspetto esteriore illusorio testimoniandone l’impermanenza, la vuota esistenza.

Jungmandala è un portale culturale per accedere al mito dell’anima nelle sue forme immediatamente più riconoscibili intimamente connesse tra loro, un laboratorio di trasformazioni in direzione di un infinito; un Centro Studi, ricreazione e ricerche nel campo dell’esplorazione della coscienza.


La costruzione del Mandala

Nella tradizione tibetana, il mandala è a un tempo stesso una sintesi dello spazio, un’immagine del mondo e la dimora di potenze divine, quindi la manifestazione in forma di diagramma, di perfette qualità come la compassione, la saggezza e l’energia spirituale; questa rappresentazione è capace di condurre chi la contempla, se si sono ricevuti i necessari insegnamenti, a una progressiva purificazione mentale e al Risveglio. La costruzione del mandala inizia tracciando forme geometriche ben precise che vengono poi ricoperte in ogni piccola parte con sabbie finissime di diversi colori; è essenzialmente sul piano estetico, una struttura quadra orientata provvista di quattro porte contenente cerchi e fiori di loto, popolato di immagini e simboli divini. (…) Prima di iniziare la costruzione i Lama procedono ad un rito di consacrazione del luogo operando la purificazione delle energie negative presenti; alla fine della costruzione, con un altro rituale, il mandala viene disfatto, a simboleggiare l’impermanenza dei fenomeni composti e la negazione dell’auto-esistenza. Le sabbie vengono poi mescolate sul piano dove erano state ordinatamente posate granello per granello, raccolte e messe in un recipiente per essere versate in un corso d’acqua oppure donate.

I monaci del monastero di Gaden Jangtse (Mundgod – India) costruiscono il mandala di Avalokiteshvara “Il Buddha della Compassione” – Roma – Galleria A.Sordi; 8-18 giugno 2007 – Cerimonia di chiusura con la distribuzione delle sabbie.